Big data e app: il futuro dei distributori automatici

La pandemia ha messo in ginocchio una moltitudine di settori: di alcuni si è parlato tanto, tantissimo, la crisi di altri, invece, sembra essere rimasta più nell’ombra. Fra i primi ci sono sicuramente il turismo e la ristorazione, fra i secondi c’è il vending.

Il mondo della distribuzione automatica, infatti, ha registrato un calo delle vendite pari al 30% nel periodo in cui gli uffici in tutta Italia sono rimasti chiusi (rispetto ai dati del 2019). L’80% delle macchinette, infatti, è installato in luoghi di lavoro, e nel 2020 la maggior parte delle aziende ha fatto ricorso alla modalità di lavoro agile. La presenza di persone è stata limitata anche in scuole, stazioni e aeroporti, cioè quei luoghi dotati di distributori automatici e generalmente molto affollati.

Il futuro: high tech e digitale

Non solo messaggi, chiamate, e-mail, commenti a un post o like ricevuti sui social: le notifiche che siamo già abituati a ricevere ogni giorno invaderanno anche l’industria della distribuzione automatica e la sua trasformazione. Cambieranno le abitudini di consumo e sarà possibile ricevere pop-up sul cellulare quando si è in prossimità di distributori automatici che offrono una vasta gamma di prodotti.

A raccontare il futuro dell’industria del vending è Massimo Trapletti, presidente di CONFIDA e di Bianchi Industry. La rivoluzione è già iniziata con i pagamenti digitali tramite app e Bluetooth, e con l’offerta di prodotti personalizzabili: non solo è possibile scegliere diverse tipologie di caffè, ma cambiano anche i bicchieri, per esempio. E gli amanti del tè saranno contenti di sapere che oggi le macchinette non propongono solamente miscelati già pronti, ma erogano anche infusioni di foglie.

I passi successivi della trasformazione digitale di questo settore solo apparentemente statico sono tutti in ottica industria 4.0. I distributori automatici saranno sempre più connessi e le anomalie verranno previste da piattaforme IoT. E non finisce qui: i big data aiuteranno a testare nuovi prodotti prima del lancio. Del resto, la fetta di mercato della ristorazione che passa dal vending vale €3,5 miliardi: il potenziale da sfruttare e su cui lavorare è tanto. Basti pensare a tutti quei negozi di vicinato che potrebbero integrare macchinette automatiche refrigerate e accessibili 24/7.

I distributori automatici, infatti, sono pronti a espandere il loro raggio di conquista con innovative proposte di prodotti: pasti freschi, per esempio, consultabili comodamente da menù digitali. Così negli uffici potrebbero arrivare mense automatizzate, pronte a ospitare pasti monoporzione che possono essere prelevati all’ora prescelta.

La chiavetta delle macchinette diventa così vecchia, e al suo posto ci sarà una vera e propria piattaforma di marketing digitale con una moltitudine di servizi, non limitati al consumo veloce.

Il futuro è già iniziato

Già prima della pandemia il mondo aveva iniziato a percorrere la strada dell’automazione e della robotica: abbiamo robot in cucina che preparano qualsiasi ricetta per noi e iniziamo relazioni su app di incontri. Già pre-Covid, insomma, le interazioni e l’apporto umano in molti settori avevano subito un sostanziale calo. Certo è che il Coronavirus ci ha dato un’ulteriore spinta verso l’automation: oggi, infatti, parliamo di nuova normalità – new normal. Probabilmente continueremo a prediligere la tecnologia, dove possibile, per svolgere task un tempo affidati a persone anche quando il virus sarà stato completamente debellato. Per questo motivo è lecito aspettarsi che faremo sempre più affidamento sui big data, in diversi settori.

Ciò che più ci è mancato durante il lockdown, cioè il contatto con altre persone, potrebbe iniziare a mancarci meno, perché l’assenza di interazione diretta con altri esseri umani potrebbe smettere di spaventarci e diventare la normalità. Ci relazioneremo più con dati e tecnologia che con colleghi in carne e ossa. E il pranzo in azienda lo ritireremo comodamente a un distributore automatico.

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