L’Archivio del Centro studi filosofici di Gallarate trova casa nella Biblioteca della Facoltà. Intervista postuma a p. Gian Luigi Brena

La Fondazione Centro studi filosofici di Gallarate ha consegnato alla Facoltà teologica del Triveneto, in comodato d’uso a tempo indeterminato, l’Archivio storico del Centro, che è stato collocato presso la Biblioteca moderna della Facoltà.
L’Archivio storico del Centro di studi filosofici di Gallarate – che resta di proprietà della Fondazione – va a unirsi al consistente patrimonio librario del Fondo filosofico Aloisianum (43.000 volumi moderni, 417 volumi antichi e una cinquantina di riviste) che già dal 2008 si trova in Biblioteca e di cui nel 2016 la Compagnia di Gesù ha ceduto la proprietà alla Facoltà teologica. L’impegno che si assume la Facoltà è di custodire, conservare e rendere accessibile al pubblico questo patrimonio legato all’intensa attività culturale svolta dai gesuiti.
L’Archivio – 15 metri lineari di documenti, lettere, minute di articoli e di conferenze in lingua inglese, francese, tedesca e latina – testimonia l’attività di ricerca e di formazione in ambito filosofico svolta fra il 1945 e il 1998 dal Centro studi filosofici di Gallarate. Questa attività fu animata dal gesuita p. Carlo Giacon assieme ad alcuni professori universitari di filosofia di ispirazione cristiana che, all’indomani della guerra, vollero contribuire alla ricostruzione morale del paese e favorire la rinascita di un indirizzo cristiano negli studi filosofici. Fra essi figurano i nomi di Felice Battaglia, Augusto Guzzo, Umberto Padovani, Michele Federico Sciacca, Luigi Stefanini.

Un’immagine di questo prezioso patrimonio ci viene restituita da p. Gian Luigi Brena, gesuita, dal 1975 assistente di p. Giacon e testimone diretto delle attività del Centro studi filosofici di Gallarate. Pubblichiamo qui un’intervista raccolta nell’aprile 2019, pochi mesi prima della sua morte (avvenuta il 26 luglio), mentre si stava lavorando al progetto di trasferimento del materiale, che p. Brena aveva promosso e seguito personalmente.

Padre Gian Luigi Brena, quali sono i motivi della scelta fatta dai gesuiti di consegnare l’Archivio storico del Centro studi filosofici di Gallarate alla Facoltà teologica del Triveneto?
«Nel 2013 l’Istituto Aloisianum di Padova per la formazione filosofica dei giovani gesuiti ha chiuso i battenti e tutto è stato trasferito a Roma. Anche la Fondazione Centro studi filosofici di Gallarate, tradizionalmente collegata a un centro filosofico dei gesuiti, ha trasferito la sua sede legale e la segreteria a Roma. L’Archivio storico del Centro è rimasto invece provvisoriamente a Padova presso l’Antonianum, centro ignaziano di cultura e formazione. Per la migliore valorizzazione dell’Archivio storico del Centro è sembrato opportuno lasciarlo nell’ambiente universitario padovano, dato che i documenti che contiene riguardano un’attività svolta in costante collegamento con l’Università di Padova».

Quali materiali contiene l’Archivio?
«Ci sono documenti vari, lettere di convocazione degli organi ufficiali, di invito ai convegni, corrispondenza con le case editrici, con autori e professori, progetti di collane, contratti… Sono materiali organizzativi dei “Convegni di studi filosofici cristiani” annuali e, soprattutto, delle prime due edizioni dell’Enciclopedia filosofica pubblicata dal Centro nel 1957 in 4 volumi e nel 1967, in seconda edizione, in 6 volumi».

I documenti del Centro di studi filosofici di Gallarate sono raccolti tutti in questo Archivio?
«Sì, tutti i documenti del Centro che riguardano il periodo 1946-1998 sono stati raccolti e completamente inventariati in questo archivio storico. Di certo però tanti documenti sono andati perduti, perché l’interesse del Centro era concentrato sulle attività e non sulla loro documentazione. A questo proposito va segnalato che, oltre alla collezione dei volumi degli Atti, ci sono state alcune presentazioni sintetiche dell’attività del Movimento di Gallarate (C. Giacon, Il movimento di Gallarate. I dieci Convegni dal 1945 al 1954, Padova 1965; A. Babolin, I dieci Convegni dal 1955 al 1965, Bologna 1966; A. Babolin, Il movimento di Gallarate. I Convegni dal 1966 al 1970, Padova 1971) e una ricerca è stata condotta su tutta la serie dei Convegni (V. Bortolin, Tra ricerca filosofica e fede cristiana: il Movimento di Gallarate, Padova 1990).

Qual è il valore e la peculiarità di questo complesso di carte e documenti dal punto di vista storico?
«L’Archivio illustra gli aspetti organizzativi del Centro, che sono normalmente prosaici, ma documentano un’attività culturale di alto livello, che è rappresentativa di un mondo cattolico preconciliare. Riguarda inoltre una fase particolarissima della storia italiana ed europea, iniziata dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale. Il fervore di attività e l’entusiasmo dei primi trent’anni del Centro sono comprensibili solo come il liberarsi di energie e aspirazioni che vent’anni di fascismo avevano soffocato e che, dopo l’immane disastro della guerra, erano chiamate a impegnarsi senza risparmio nella ricostruzione della cultura e della vita civile».

…e dal punto di vista filosofico?
«L’orientamento culturale esclusivamente neotomista è lentamente tramontato. Era quello ufficiale della chiesa preconciliare, orientato dal Concilio ad aprirsi al dialogo con la cultura moderna. Anche se niente è interamente superato in filosofia e teologia, certamente i problemi filosofici attuali sono diversi da quelli di san Tommaso».

Quali sono i pezzi più importanti?
«Fra tutti segnalerei il progetto delle collane, tendente a rendere accessibili in italiano testi filosofici importanti ancora non disponibili, a cominciare dai filosofi antichi, venendo poi ai filosofi cristiani antichi e medievali fino a quelli moderni e contemporanei. Un lavoro proseguito per più di un decennio».

Qual è stato il contributo maggiore dato dal Centro alla cultura filosofica?
«È stata l’Enciclopedia filosofica. A proposito di questa, nell’Archivio non ci sono solo le cartelle che documentano i (parchi) compensi corrisposti agli estensori delle singole voci, ma anche la fitta e abbondante corrispondenza tra p. Carlo Giacon e Luigi Pareyson sull’orientamento culturale della seconda edizione dell’Enciclopedia. Giacon era responsabile della parte concettuale e teoretica e Pareyson di quella storica».

C’è qualche vicenda particolare che emerge dalle carte?
«Un evento importante è stato il XII congresso internazionale di filosofia (Venezia-Padova, 12-18 settembre 1958), organizzato quasi interamente dalla segreteria padovana del Centro. C’è una corrispondenza con i grandi nomi della filosofia internazionale, ma (purtroppo) solo per parlare dell’adesione al Congresso e della prenotazione dell’albergo».

Qualche nota riguardo all’Enciclopedia filosofica?
«I tentativi di tradurre l’Enciclopedia in francese e in inglese non hanno avuto successo. Il prof. Adolfo Muñoz Alonso aveva organizzato una traduzione spagnola ma, quando era ancora a metà del guado, morì a 59 anni e nessuno si assunse la responsabilità di portare avanti il lavoro. Anche in Germania è stata impostata una traduzione e adattamento dell’Enciclopedia, e il lavoro era già avanzato soprattutto a opera del filosofo gesuita Walter Brugger. I patrocinatori dell’opera erano il padre Giacon e il filosofo dell’ermeneutica Hans-Georg Gadamer; entrambi erano convinti che la questione del finanziamento fosse secondaria e a carico della controparte e invece, quando il nodo venne al pettine, il progetto si insabbiò».

Qualche personaggio significativo nel vivace ambiente culturale del Centro?
«Luigi Pareyson, che ha creato una scuola ancora oggi attiva e importante; pur non essendo tra i membri fondatori, ha ereditato la direzione della Rivista di estetica, fondata da Luigi Stefanini. Questi mi sembra il filosofo più originale tra i fondatori del Centro; nei primi convegni gallaratesi si è impegnato a presentare e sviluppare sistematicamente il suo pensiero personalistico, anno dopo anno, tendendo a integrare l’indirizzo neotomistico prevalente. Dopo le prime discussioni approfondite, però, non solo si è trovato “in minoranza” ma alla fine ha osservato, sconsolato, che ormai le sue proposte filosofiche non venivano più neppure discusse!».

Padre Carlo Giacon è stato l’anima del Centro. Che ruolo ha avuto per Padova?
«Carlo Giacon era un padre gesuita, nativo di Padova, appassionato alla filosofia e convinto neotomista. Ha insegnato alla Facoltà filosofica pontificia di Gallarate, che consentiva ai giovani gesuiti di conseguire in tre anni una licenza in filosofia. Con uno studio su Occam e poi sulla “seconda scolastica”, Giacon si inserì nell’Università statale e dal 1958 fu ordinario di Storia della filosofia all’Università di Padova, dove è stato fondatore dell’Istituto di Storia della filosofia e tra gli iniziatori dell’allora Facoltà di Magistero. Ha fondato inoltre il Centro di studi medievali (Cirfim – Centro interdipartimentale di ricerca di filosofia medievale, ora intitolato a “Carlo Giacon”) e la rivista Medioevo».

Sua è l’iniziativa che ha dato vita al Movimento di Gallarate…
«Alla fine della guerra p. Giacon si fece animatore di un gruppo di professori universitari di ispirazione cristiana che, riunitisi nel settembre del 1945 all’Aloisianum, diedero origine al Movimento di Gallarate, concentrato inizialmente sui convegni annuali promossi a partire dal 1946. A Gallarate p. Giacon ha trovato alcuni industriali che lo hanno appoggiato economicamente. Il fondo Giacon, che fa parte dell’archivio storico del Centro studi filosofici, testimonia l’attività accademica di Carlo Giacon, inseparabile da quella del Centro; invece i documenti che riguardano la sua formazione e attività spirituale sono raccolti nell’archivio dei Gesuiti della Provincia d’Italia a Roma».

Lei è stato vicino per molti anni a p. Giacon e ha seguito da vicino l’attività del Centro. Se l’Archivio storico del Centro è oggi al sicuro, è anche grazie all’impegno che lei ha messo per la conservazione e la tutela di questo patrimonio…
«Quando mi sono reso conto, dai primi traslochi, di quanta confusione poteva entrare in questa documentazione ancora disordinata, e quando, ai primi tentativi di riordino, mi sono accorto che anche persone specializzate potevano incorrere in grossi equivoci nel classificare le varie carte, per il fatto che non conoscevano abbastanza le relative circostanze e attività, ho capito che era importante, per una corretta classificazione e riordino, il fatto di una conoscenza diretta delle varie attività del Centro che mi veniva dall’essere stato fin al 1975 aiutante del p. Giacon. E quindi mi sono dato da fare, insieme alla dott.ssa Loretta Marcon, per portare a termine l’inventariamento del materiale».

Paola Zampieri

(Facoltà Teologica del Triveneto)