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Petrarca Rugby: Il Petrarca a valanga sulla Lazio

Di Angelo Volpe

foto Corrado Villara

La prima delle due trasferte romane (la seconda sarà a marzo contro le Fiamme Oro) si è chiusa con un trionfo petrarchino ai danni della Lazio Rugby 1927. 64-23 è un punteggio di quelli importanti, che lasciano il segno. Nove mete segnate in tutti i modi possibili, con la mischia, con i trequarti, anche di punizione (detta abitualmente “meta tecnica”). Sonante vittoria, importante affermazione per riaffermare il ruolo di protagonista in campionato. Complimenti ai ragazzi.

Ma è il caso di fare un po’ l’avvocato del diavolo, ossia il guastafeste, perché non è tutto oro quello che luccica. Cominciamo però dalle cose positive, dicendo che la mischia petrarchina ha dominato quella avversaria nelle fasi di spinta pura. In chiusa e in moule si sono visti carrettini di una potenza devastante. Tant’è che ne è scaturita anche la meta tecnica nel momento in cui gli avanti laziali sono stati schiantati a pochi metri dalla linea di meta. Eravamo nel primo tempo (31’ minuto) col risultato ancora in bilico. Da quel momento in poi la musica è cambiata ed è salito in cattedra il Petrarca. Altra nota positiva sono state le touches, con Salvetti, Saccardo e poi Targa che sembravano dei polipi i cui tentacoli arraffavano ingordamente tutti i palloni che arrivavano a tiro.

Bene anche la precisione dalla piazzola. Menniti soprattutto e Ragusi, hanno messo dentro praticamente quasi tutto.

Ma allora cosa manca a questo breve e sintetico resoconto per poter dire che è andato tutto bene? Mancano la qualità e la continuità del gioco. La velocità e la rapidità della gestione dei palloni provenienti dalle ruck, il ritmo martellante con cui affrontare la linea di difesa avversaria. Avete presente il primo tempo con Viadana? Ecco teniamo quella frazione di gioco a riferimento come obiettivo di eccellenza nella qualità del gioco. Il 64 punti segnati e le 9 mete marcate sono arrivate da un gioco segmentato e non continuo e fluido. Un patchwork di azioni potenti ed efficaci non raccordate e non armoniche tra loro. Voglio troppo? Chiedo la luna? No, non credo. La squadra è in grado di esibire un gioco di altissimo livello e lo ha dimostrato. Quindi è lecito attendersi qualcosa di più di quanto si è visto a Roma.

Il coach Cavinato, intervistato a fine partita da Enrico Daniele per il blog Boccaccio Rugby News, ha detto di aver predicato in settimana “ordine, possesso e disciplina”. Purtroppo una nota dolente è venuta dalla disciplina: troppi falli commessi dai nostri. Fallosità dei nostri che, sommata a quella degli avversari, ha contribuito a spezzettare il gioco. L’arbitro irlandese Gallagher ha diretto bene senza risparmiare nulla a nessuno, ma non gli si può certo imputare alcunché se le squadre commettono falli spesso e volentieri.

E’ sempre un azzardo parlare dei singoli giocatori, perché si rischia di essere parziali. Ma due parole vanno spese. Andiamo a parlarne in modalità random. Molto bene Simone Rossi, man of the match, una vera spina nel fianco degli avversari con penetrazioni continue, sia di agilità che di potenza. Sotto tono Bernini che da n.8 ci ha fatto vedere finora il suo repertorio di ripartenze da dietro la mischia. Sabato però è apparso appannato e poco incisivo. Cavinato lo ha quindi sostituito poco prima della fine del primo tempo (nel dopo partita si saprà che non era in condizioni fisiche ottimali). Il suo sostituto Enrico Targa ha dimostrato ancora una volta di essere una sicurezza. Affidabile al 100%. Della prima linea si è già detto. Aggiungerei il debutto ufficiale in Eccellenza di Giovanni Marchetto con la maglia n. 2. Giovanni anche a Roma si è confermato un combattente. Bacchin si è visto poco, mentre Ragusi, schierato all’apertura a causa dell’indisposizione di Nykora, non è riuscito a dare continuità e velocità al gioco, ha giocato a fasi alterne, con alcuni errori grossolani ed alcune giocate da vero funambolo. Una in particolare merita un breve cenno. Si era nel secondo tempo, con il Petrarca in attacco sulla fascia sinistra. Un’azione di ripartenza che sembrava doversi spegnere all’altezza dei 22, perché la difesa laziale si era prontamente schierata. Ragusi, invece di tentare la penetrazione o di passare ad un compagno, alza il pallone sopra la testa quel che basta per passarci sotto in corsa. Il pallone incomincia la sua discesa dietro la schiena di Ragusi e sembra destinato a perdersi miseramente, ma ecco che l’imprevedibile Simone lo colpisce di tallone inventandosi un calcetto a seguire di tacco in rovesciata, in puro stile circense. Il pubblico, che in un primo momento lo aveva mandato al caldo “là dove giacciono i brocchi” (eufemismo), si apre in un “oooooh” di meraviglia nel vedere il giochetto di tacco. L’azione prosegue, Ragusi raccoglie la palla e la trasmette a sua volta, va in raddoppio verso il centro dei pali. Raccoglie il passaggio e si catapulta in meta. Standing ovation del pubblico, sia laziale che petrarchino. Ci mancavano soltanto il rullo di tamburi, gli squilli di tromba e il fragor di piatti dell’orchestra del circo Orfei.

Si diceva poc’anzi del pubblico. Ebbene sì, anche nella lunga trasferta di Roma c’era un agguerrito gruppettino di Ombre Nere a fare il tifo per il Petrarca. Bravi.

Adesso il calendario stagionale ci propone due settimane di sosta in Eccellenza per disputare la Coppa Europa. Coppa europea sì, ma i primi due avversari sono italianissimi e per di più veneti. Si incomincia con Rovigo (Stadio Plebiscito, sabato 15 ottobre) e Mogliano (Alla Guizza, il 22). Poi riprenderà l’Eccellenza con…. ma guarda un po’: il derby con Rovigo. Insomma, un ottobre coi fiocchi (metaforici…).

Forza Petrarca!!

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