Coronavirus: Ciambetti (Veneto), ‘gli euroburocrati si danno a caccia all’untore’

Venezia, 26 feb. (Adnkronos) – “Siamo i primi a riconoscere e a comprendere le esigenze dell’emergenza, ma troviamo irriguardoso verso il nostro Paese l’aver assunto decisioni, non riconoscendo lo sforzo messo in atto dal nostro Paese e i sacrifici che la nostra popolazione sta sostenendo con un comportamento più che encomiabile”. Questo è un passaggio della dura lettera che il presidente del Consiglio regionale del veneto, Roberto Ciambetti, capo delegazione italiana nel Comitato delle Regioni ha inviato “in risposta alle disposizioni dettate dal segretario Generale dell’organismo comunitario che nei fatti mette in quarantena i delegati del Nord Italia invitandoli o consigliandoli caldamente, a dir poco, a non partecipare ai lavori a Bruxelles seguendo pedissequamente quanto altre Istituzioni comunitarie avevano dettato per funzionari o impiegati italiani” ha spiegato Ciambetti.
“Nel solo Veneto – si legge nella lettera scritta da Ciambetti al segretario generale del Comitato delle Regioni – nei primi cinque giorni dell’emergenza, sono state effettuate ben 4 mila analisi su casi sospetti o in via preventiva su soggetti potenzialmente esposti, individuando 45 unità contagiate, pari a circa l’1 per cento degli analizzati, dei quali solo una decina sono stati ospedalizzate e avviati ai reparti di intervento, mentre si stanno già registrando i primi casi di guarigione. Analoghe attenzioni, sono state disposte dalle altre Regioni dell’Italia settentrionale, con esiti statistici paragonabili a quelli veneti. La nostra speranza è che una prevenzione capillare, come quella che noi abbiamo attivato, sia messa in pratica anche dalle altre Regioni europee, per evitare la diffusione del contagio ai nostri cittadini, obiettivo principale che abbiamo perseguito di comune accordo con le autorità sanitarie e i centri di ricerca epidemiologica”.
A ciò il presidente del Consiglio regionale del Veneto aggiunge: “Inoltre c’è viva preoccupazione da parte di molti nostri concittadini di recarsi all’estero, in quei Paesi che non hanno ancora attivato misure pari alle nostre”. “Non si tratta di una precisazione banale: mentre c’è chi alimenta una assurda caccia all’untore, chi vive in prima persona nel Nord Italia l’emergenza Coronavirus si chiede cosa accade laddove non vengono prelevati tamponi o fatte accurate indagini e analisi: forse c’è più sicurezza da noi, dove sono scattate immediatamente le misure di contenimento che altrove”.

(Adnkronos)