Ricerca: Unipd, in apnea per prima volta rilevati valori di ossigeno a 40 metri di profondità

Padova, 23 gen. (Adnkronos) – Indagare gli effetti della profondità, del tempo di sospensione volontaria del respiro, degli adattamenti cardiocircolatori e respiratori acuti e cronici indotti dall’immersione può aiutarci a fornire nuove informazioni sulla sindrome della sleep apnea (ovvero il disordine del sonno che blocca la respirazione creando fasi di apnea) o della Sudden infant death syndrome (SIDS – la cosiddetta morte in culla), così come a migliorare la performance dei nostri nuotatori e prevenire incidenti soprattutto per la parte subacquea.
Al Congresso della European Underwater and Baromedical Society (EUBS) di Tel Aviv tenuto a settembre 2019 sono stati presentati in anteprima i risultati conclusivi di una sperimentazione effettuata presso Y-40 The Deep Joy, la piscina più profonda al mondo, di Montegrotto Terme (Pd). Un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova ha finalmente misurato in uno scenario reale di immersione in apnea a 40 metri i valori arteriosi di pressione parziale di ossigeno e di anidride carbonica in profondità e alla riemersione, prima del breaking point (rottura dell’apnea).
L’immersione in apnea si presenta come un’affascinante, ma impegnativa disciplina sportiva, fisica e mentale, quindi non esente da rischi. Dato l’enorme stress cui vengono sottoposti gli apparati respiratorio e cardiocircolatorio, l’apnea è anche un interessante modello di ricerca con importanti implicazioni cliniche.

(Adnkronos)