Autonomia: ConfartVeneto, no al ricatto della ‘compensazione’ (2)

(AdnKronos) – “Questioni irrisolte che, se non affrontate, rendono difficile evitare ulteriori squilibri e non subirne le conseguenze. Va inoltre detto che il nostro federalismo è in parte falso. Senza reale autonomia impositiva e conseguente responsabilizzazione dei decisori della spesa, la ricerca dei responsabili per debiti e inefficienze diventa ardua. Uno degli alfieri del federalismo, il prof Giulio Tremonti, ripeteva sovente l’efficace affermazione: vedo, pago e voto; è concetto che si è perso, assieme a tanti altri propositi, con il passare degli anni. Si è invece consolidato il ruolo della Stato esattore, peraltro forte con i deboli e meno con quelli in grado di evadere. Uno Stato pigliatutto e redistributore secondo logiche che sono finite per premiare inefficienze e incrostazioni e rinviare sine die qualsiasi impegno ad invertire la rotta. Quello che, sempre il prof Tremonti, definiva “l’albero storto della finanza decentrata“”, avverte.
“Il terzo motivo riguarda la comparsa del concetto, indigesto e di sapore ricattatorio, della compensazione. Per bilanciare il tentativo di una più corretta redistribuzione e soprattutto di un maggiore impegno nella gestione della cosa pubblica e magari condizionare le Regioni più sfidanti, come lo sono le tre battistrada della richiesta di ulteriori forme di autonomia, le Regioni meridionali, ben spalleggiate da forze politiche del tutto trasversali, hanno chiesto un ulteriore incremento del fondo di perequazione. Come dire, care Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna…voi fate pure efficienza e ciò che risparmiate noi lo destiniamo a rafforzare privilegi, spesa corrente, inefficienze”, stigmatizza.
“Una autentica beffa, ovviamente indigeribile; confido che nessuno dei tre governatori finisca per accettare, magari per sfinimento, un simile scambio. Anziché affrontare la questione della qualità della spesa pubblica, della semplificazione dell’apparato pubblico, della riduzione dei costi eliminando sprechi e inefficienze si finisce per dividere ancor più il Paese, tra nord e sud e, all’interno delle stesse due aree, tra chi lavora e produce e chi invece intende continuare a godere di rendite e parassitismo. Non meravigliamoci poi se una simile situazione finirà per produrre, da un lato ulteriore sfiducia nella politica e, dall’altro, l’accensione di nuovi rancori; tutto ciò proprio nel momento in cui vi è bisogno di condividere una nuova idea di futuro nella quale credere e riconoscersi”, conclude

(Adnkronos)