Fango sulla pista? Il problema è a monte: ripensare l’anello ciclabile dei colli

(Ecopolis Newsletter) Chi ha fatto l’anello ciclabile dei Colli lo sa: su 64 km totali c’è una sola salita, arrivando da Bastia, il monte Sereo. E poi giù per via Rialto, in velocità lungo una discesa con pendenza prima del 12% e poi del 9%.

Quello che chi scrive non poteva sapere è che dietro la seconda curva della discesa si nascondeva un’insidia: 20 metri di ciclabile invasa dal fango, dovuto al dilavamento dai campi sovrastanti. 

È successo a fine agosto; fortunatamente sono riuscito a frenare all’ultimo, senza sbandare troppo e senza schiantarmi contro il cordolo in cemento che separa la pista dalla carreggiata delle auto.

Dopo aver segnalato il pericolo alla Provincia e al Comune di Rovolon, per 500 metri la ciclabile cordonata è stata “messa in sicurezza”, tradotto: interdetta alle bici, in attesa di lavori di abbassamento del terreno che in quel tratto viene evidentemente dilavato durante le forti piogge, complice il fatto che è privo della copertura vegetale!

La soddisfazione per soluzione strutturale, annunciata alla stampa il primo ottobre, ha fatto quasi passare in secondo piano l’amarezza per alcune leggerezze: l’assenza di cartelli di avviso alle auto che in quel tratto, stretto e con una curva parabolica, cieca e in fortissima pendenza, le bici erano costrette a condividere la carreggiata. Inoltre, in attesa dell’annuncio dei lavori, per 4 settimane la situazione è rimasta immutata, con pantano secco e pista chiusa che hanno messo in difficoltà le centinaia di cicloturisti che hanno approfittato delle belle giornate di settembre per godersi l’anello. C’è da presumere che la pericolosa situazione risalisse alle bombe d’acqua di luglio, due mesi prima!

Questo episodio deve però farci riflettere sulle lacune progettuali a monte. Costringere le bici dentro una cordonata è stata una scelta da sempre criticata dalle associazioni ambientaliste che proponevano invece due corsie ai margini della carreggiata, segnate in modo importante con occhi di gatto catarifrangenti e bitume colorato.

Prevalse invece la soluzione della cordonata che oggi dimostra tutta la sua precarietà: rimasta spesso senza manutenzione, invasa da rami e fogliame, con caditoie otturate, e ora anche il fango; con il ciclista imprigionato dentro. Adesso la scelta, impegnativa, di porre rimedio ad una delle debolezze evidenziate nel corso del tempo.

Ho condiviso con Gianni Sandon, ambientalista e padre nobile dell’anello, la riflessione che episodi di questo tipo debbono essere l’occasione per ragionare in prospettiva, per migliorare l’anello modificandone in alcuni casi il percorso.

Se poco lontano, in prossimità di Praglia, si attende la realizzazione del tracciato lungo il canale Rialto per passare a fianco della seicentesca villa Lugli-Cavalli (come da progetto esecutivo del 2013) ed evitare il lungo ed assurdo giro su strade promiscue, ai piedi del Monte Sereo le soluzioni indicate a suo tempo erano almeno due: ripristinare ed adattare il sentiero che corre a mezza costa poco sopra il confine con il golf club di Frassanelle, che permetterebbe di evitare i tornanti pericolosi di via Rialto, oppure verificare la disponibilità di un tracciato tangente il Parco di Villa Papafava che in questi ultimi anni la proprietà sempre più spesso apre ai visitatori.

Ci auguriamo che il miglioramento – sostanziale – dell’anello ciclabile sia un tema che il nuovo Presidente, e il Consiglio, dell’Ente Parco Colli Euganei, il cui insediamento in base alla nuova legge regionale si attende per fine anno, sappia fare proprio.

Di cose da migliorare ce ne sono tante: omogenizzare il fondo, eliminando i tratti in pietrisco o terra; ripensare i punti di sosta, oggi squallidi ed inospitali; rivedere alcuni tracciati per includere percorsi di grande valore paesaggistico ed ambientale oggi elusi; migliorare la cartellonistica (del tutto assente ad esempio nelle città attraversate, Este e Monselice). E tanta attività di pubblicizzazione e marketing, senza dimenticare il rapporto con gli operatori locali e le Associazioni.

Non si faccia l’errore di credere che una volta realizzato, sei anni fa, questo percorso non debba essere completato e migliorato come meriterebbe. Oltre che mantenuto nei tratti più delicati, cosa che dovrebbe essere ovvia.

Andrea Nicolello Rossi

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