UN APPELLO ALLA GIUNTA: CONVERTITE LE AREE EDIFICABILI. Una Variante al Piano degli Interventi per la Padova sostenibile

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È necessario un ridisegno complessivo dell’organismo urbano e dei meccanismi che ne regolano la vita e lo sviluppo, valutandone gli effetti sulla qualità dell’abitare e sulla salute degli abitanti e la “resilienza” cioè la capacità di far fronte agli effetti della globalizzazione e dei cambiamenti climatici in atto.

Le Linee Strategiche votate dal Consiglio Comunale e i principi enunciati dalla recente Legge Regionale indirizzano chiaramente al contenimento del consumo di suolo. Ecco perché il punto di partenza per un progetto di città eco-sostenibile deve essere l’elaborazione di una Variante generale al Piano degli Interventi (il vecchio PRG).

Una Variante in grado di rileggere e ripensare la città partendo dal ruolo vitale, a fini eco-sistemici e sociali, del territorio inedificato, degli spazi aperti, delle infrastrutture verdi e delle aree boscate, dell’agricoltura urbana e periurbana. Una variante che dunque deve porsi quattro obiettivi fondamentali: la costruzione di una rete ecologica; la formazione di un organico sistema del verde e degli spazi aperti; la promozione dell’agricoltura urbana e periurbana; l’individuazione degli interventi necessari per ridurre i rischi connessi ai cambiamenti climatici.

Com’è noto, una rete ecologica non si costruisce semplicemente incrementando la dotazione di verde urbano: è un sistema interconnesso di habitat, dei quali va salvaguardata la biodiversità. La sua formazione richiede dunque una attenta progettazione delle diverse componenti che ne regolano le funzioni essenziali: devono essere previste alcune aree centrali (core areas) ad alta naturalità, zone di transizione (buffer zones), fasce di connessione e aree puntiformi (stepping zones) per ospitare micro-ambienti e sostenere la mobilità delle specie e l’interscambio genetico.

La Variante al Piano degli Interventi dovrà dunque fornire precise indicazioni sulle forme di tutela dei diversi ambiti e sui criteri d’intervento, assicurando però soprattutto una effettiva continuità spaziale e funzionale della rete, rimettendo in discussione, ove ritenuto necessario, le stesse previsioni edificatorie del Piano degli Interventi vigente.

Il sistema del verde e degli spazi aperti, pur coincidendo in parte con il disegno della rete ecologica, dovrà essere in particolare finalizzato a rendere più vivibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico i quartieri della nostra città, contribuendo alla formazione di attraenti spazi di sosta, di incontro e di socializzazione, ma anche contrastando alcuni dei più gravi effetti dei cambiamenti climatici (rischio idraulico, isole di calore e inquinamento dell’aria).

Un fattore essenziale per la resilienza urbana, sia da un punto di vista ambientale ed ecologico che della sicurezza e sovranità alimentare, è la salvaguardia dei terreni agricoli ancora esistenti, associata alla promozione di nuove pratiche agricole urbane e periurbane più sostenibili. Esperienze avviate hanno dimostrato che un’agricoltura biologica e multifunzionale integra la rete ecologica e può fornire una molteplicità di servizi eco-sistemici che contribuiscono al miglioramento del paesaggio urbano e all’ottenimento di una dignitosa retribuzione per i coltivatori, che potranno avviare attività economiche collaterali, praticare la vendita diretta dei prodotti e accedere alla rete del commercio a km zero e dei Gruppi di Acquisto Solidale.

Questo nuovo disegno urbano non potrà avvenire che con la riconversione a destinazione agricola, o a verde pubblico, di molte delle aree oggi destinate all’edificazione. Forse sarebbe necessaria una revisione dello stesso Piano di Assetto del Territorio (PAT) adottato nel 2009, che prevede un incongruo aumento di popolazione e della capacità edificatoria (4,7 milioni di mc) mentre la popolazione dal 2009 è diminuita di oltre duemila abitanti. Va però osservato che il Piano degli Interventi, avendo un orizzonte temporale più ridotto (cinque anni), può limitare l’utilizzo della capacità edificatoria prevista dal PAT “congelando” la parte eccedente al reale fabbisogno stimato nel quinquennio.

Vi sono dunque ampi marginiper salvaguardare, con l’auspicata Variante al Piano degli Interventi, i residui spazi inedificati in ambito urbano e periurbano, eliminando le previsioni edificatorie non compatibili.

Sergio Lironi – Presidente onorario di Legambiente Padova

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