VOUCHER: PER L’ASCOM MEGLIO IL REFERENDUM CHE LE MODIFICHE PASTICCIATE

“Se i nuovi voucher dovessero essere quelli che le anticipazioni di stampa attribuiscono alla volontà del governo, allora è meglio che si vada al referendum”.

Taglia la testa al toro il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin e, sui voucher, punta deciso sull’aut aut: meglio “niente” che “piuttosto”.
“Escludere di fatto le imprese dall’utilizzo dei voucher – continua Bertin – limitando il lavoro accessorio alle imprese e ai professionisti senza dipendenti e alle famiglie (ma mantenendo la pubblica amministrazione), lascerà senza risposte tutte quelle prestazioni occasionali che nelle imprese non possono essere inquadrate in rapporti di lavoro tradizionale”.

“Se questa impostazione dovesse essere confermata – aggiunge il presidente dell’Ascom – tali iniziative ci farebbero tornare indietro di 40 anni, senza tenere conto del contesto economico e sociale, nazionale e internazionale, completamente mutato”.

“L’idea che mi sono fatto – puntualizza Bertin – è che, per paura del referendum, si tenda a far passare l’idea che i voucher siano di per se stessi un abuso, nonostante l’analisi dei dati dimostri l’occasionalità della quasi totalità delle casistiche”.

Con i voucher, secondo l’Ascom, oltre a far emergere occasioni di lavoro (si pensi solo a quello occasionale del sabato sera nei ristoranti), si offrono opportunità di guadagno legale, regolamentato e tracciato, mentre il risultato della loro limitazione non sarebbero nuovi rapporti di lavoro, bensì il ritorno al “nero”.

“A questo punto – conclude Bertin – molto meglio il referendum che non una legge pasticciata e dagli effetti quanto mai dubbi.