Pietro d’Abano, il Conciliatore: uno sguardo lungimirante sul futuro

(Angelo Galato, volontario Salvalarte – )

Non tutti i visitatori del Salone scorgono un bassorilievo, raffigurante Pietro d’Abano, posto sopra l’entrata.

Risale al 1420 e presenta una scritta in latino che così proclama: “Pietro d’Abano, dottissimo di filosofia e di medicina, per cui ebbe il nome di Conciliatore, espertissimo anche di astrologia da cadere in sospetto di magia, falsamente accusato di magia, falsamente accusato di eresia, fu assolto”.

Anche oggi Pietro d’Abano (1250 circa- 1315 circa) rimane un personaggio misterioso e controverso. Tuttavia, alla luce di nuovi studi,  in Italia e non solo, si comincia a intravvedere nei suoi scritti una lungimiranza scientifico-medica ancora attuale sotto certi aspetti. Proponiamo alcuni passi di studiosi che ne rileggono l’opera sotto una nuova prospettiva.

In  Medioevo veneto, Medioevo europeo: identità e alterità (Padova University press, 2014) la ricercatrice Laura Capuzzo osserva che, nella prospettiva antropologica e cosmologica di Pietro d’Abano, l’essere umano è considerato “come un microcosmo che possiede e riflette la complessità dell’universo”. Per questo curare un malato significa ristabilire in lui l’equilibrio tra elementi diversi che è presente in natura.   “Sulla scorta della tradizione di pensiero medico, Pietro d’Abano riprende il tema dell’uomo-microcosmo e lo rende strumento interpretativo ed operativo.  (…) egli presenta una concezione fortemente naturalistica dell’essere umano che, comprendendo il mondo e avvertendosi come affine ad esso, riesce a conoscersi e a curarsi.

In Medioevo magico (Utet, 2008) Graziella Federici Vescovini,  professoressa di Storia della filosofia presso l’Università di Firenze, riconosce a Pietro d’Abano il merito di aver restituito la medicina, prima relegata nell’ambito dell’empiria e della magia, al suo status di disciplina scientifica.

Aggiunge, inoltre che: “La concezione astronomica-astrologica di Pietro d’Abano non allontana i cieli dall’uomo, bensì li avvicina, li rende comprensibili. Niente di mostruoso o di miracoloso avviene nella volta celeste. (…) Egli riporta i cieli sulla terra, e con la sua concezione astronomica-astrologica dà una spiegazione della interazione tra uomo e astro, cielo e terra a livello naturale e fisico, medico. Queste tesi rendono comprensibili le censure dei domenicani in cui egli incorse e la sua ritrattazione del 1315”.

Pietro d’Abano” – conclude la studiosa – “si sforzò nel complesso di conciliare le posizioni estreme del suo tempo, secondo un atteggiamento che faceva perno sulla centralità dell’uomo: un uomo inteso tuttavia, come un nesso inscindibile di anima e di corpo, di naturalità e umanità, dove l’accento positivo secondo gli obbiettivi del medico batte su una naturalità da rivalutare. Pietro celebra così l’uomo come microcosmo, come modello sublime della natura creata da Dio, in virtù del suo corpo che è una mirabile mistione delle qualità elementari e celesti in forza della sua forma universale e comune che è l’umanità” .

Oggi, nel palazzo della Ragione tra le figure che traducono in termini visivi il  pensiero e le dottrine di questo  filosofo, medico-astrologo aponense, possiamo rileggere condizioni e regole che la natura ci trasmette per riportare l’ambiente al suo equilibrio, indispensabile per la vita umana.

Invece spesso non abbiamo coscienza di questa  connessione o interdipendenza uomo-natura, non mettiamo in atto forme  di salvaguardia sempre più urgenti anche alla luce di nuove politiche che all’orizzonte preludono a scellerate decisioni di corto respiro in materia ambientale. Ora più che mai dobbiamo riscoprire le nostre radici culturali,  per capire dove stiamo andando.

Angelo Galato, volontario Salvalarte

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