Dopo quasi 50 anni riapre Villa Draghi a Montegrotto

(Flavio Boscatto )

Il  complesso di villa Draghi di Montegrotto riapre al pubblico.

Dopo quarantaquattro anni di abbandono è di nuovo possibile visitare questo affascinante luogo che riunisce inscindibilmente la villa, il rustico e il parco, di grande interesse storico-artistico e naturalistico.

Un luogo, parte della memoria collettiva locale, che finalmente torna a essere un punto di riferimento per il turismo dell’area termale all’interno del Parco Colli Euganei.

Il merito della riapertura va all’associazione Villa Draghi che ne cura, assieme ad altri volontari, la gestione e la promozione: si impegnano a valorizzare il sito e a conservarne la fisionomia unitaria e recuperandone le peculiarità storiche e culturali; centrali il rispetto dei parametri di sostenibilità e di compatibilità alle caratteristiche ambientali ed economiche del territorio.

L’associazione, apartitica e senza finalità di lucro, porta avanti il suo progetto con il Comune di Montegrotto che possiede il complesso. Ma vuole anche coinvolgere la Regione Veneto e l’Unione Europea: l’obiettivo è definire un progetto globale per il recupero di tutto il complesso.

Cittadini e turisti si sono mostrati attenti e interessati. Luisa Calimani, presidentessa dell’Associazione Villa Draghi, ci racconta: “La scorsa domenica, nonostante un tempo assai poco clemente, la villa ha visto un afflusso di quasi quattrocento persone: soprattutto turisti, informati dai nostri depliant distribuiti negli alberghi, ma anche tante famiglie con bambini”. L’Associazione diviene così, in un progetto sviluppato con altre realtà, un laboratorio di idee: approcci che si sviluppano in una struttura organica e divengono quindi realizzabili.

“Abbiamo organizzato”, prosegue il suo racconto Luisa Calimani, “escursioni nel parco sia con le scuole che con l’associazione dei malati di Parkinson”. “Una magnifica esperienza”, ci dice, “i bambini hanno costruito e fatto volare aquiloni, gli studenti della scuola media Albignasego hanno scritto leggende sulla Villa”. I bambini sono al centro del lavoro associazione: “Non dobbiamo dimenticare”, conclude, “che tutto quello che facciamo è soprattutto per loro, perché acquisiscano una coscienza ambientale ed ecologica sin dai primissimi anni.” Tanti i progetti futuri che ci racconta la presidentessa: dalla collaborazione con il Club Alpino Italiano, alla possibilità, tramite un accordo con il Comune, di avere la collaborazione dei migranti nella cura delle piante e degli alberi, grazie a una precedente formazione.

In previsione anche la preparazione di un documentario del regista Andrea Segrè su questi luoghi, in non c’è soltanto “una gran fame di cultura e bellezza”, come dice bene Luisa Calimani, ma anche notevoli indotti in un’economia basata sul turismo d’arte e paesaggistico. L’interno della Villa sarà visitabile fino alla fine del mese, insieme alla  mostra di oltre duecento piante di tutti i tipi, curata da  Rizzieri Masin e allestita da Stefania Violato: è un’occasione da non perdere.

Un proverbio indiano, riportato sul sito della Villa, ci ricorda che “La terra non è un’eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”. Non c’è modo migliore per sintetizzare lo spirito di questa Associazione che ha riportato in vita questo patrimonio abbandonato.

Flavio Boscatto, reedazione di ecopolis

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