500 ALLEVATORI DI COLDIRETTI DAVANTI ALL’IPERCOOP DI MESTRE PER DIFENDERE IL LATTE ITALIANO

10 novembre 2015 – Un tempo c’era l’Invernizzi che aveva un concorrente poco lontano: Galbani. Toccò a loro come alla Locatelli e alla Parmalat lo stesso destino dei molti grandi marchi italiani quello di essere inghiottiti dalle multinazionali. Il racconto va di pari passo con l’innovazione pubblicitaria, chi non si ricorda i gonfiabili che dominarono per anni l’ora del Carosello come la mucca Carolina,  il toro Annibale, la bambola Susanna «tutta panna», i gattini Geo e Gea, Camillo il coccodrillo. Strategie di marketing fatte in casa ma molto efficaci come l’intuizione creativa per il nome del formaggio “Bel Paese” oppure gli slogan come “Galbani vuol dire fiducia”  o “Locatelli fa le cose per bene” perché il prodotto doveva essere fresco e vicino al consumatore.  La Lactalis, azienda numero uno del settore lattiero caseario, con la sua politica d’espansione ha portato via, anche i ricordi degli italiani che ritornano invece nitidi in questi giorni di mobilitazione della Coldiretti dove emergono le verità sul mercato del latte,  le prepotenze e strumentalizzazioni con cui si sta distruggendo il tessuto produttivo nazionale, la realtà delle istituzioni sbeffeggiate e la scarsa trasparenza a danno dei consumatori.
“Siamo  difronte all’Ipercoop di Mestre – ha detto dal palco Martino Cerantola presidente di Coldiretti  ai 500 allevatori veneti – per proseguire la nostra manifestazione, pacifica ma convinta, contro la volontà dell’industria di affossare gli allevamenti e far sparire dalla circolazione il latte di qualità, a danno dell’economia, dei territori e, soprattutto, dei consumatori, vittime inconsapevoli di questa vergognosa situazione generata dalla mancanza dell’etichettatura d’origine”. Altri agricoltori, colleghi di Treviso, Padova, Belluno, Venezia, Vicenza, Verona e Rovigo presidiano a turno la sede dello stabilimento lombardo.
Sul campo grande gli imprenditori zootecnici di Arav (associazione regionale degli allevatori veneti) che hanno allestito un ranch con capi bovini in via d’estinzione e vicino una postazione per fare il formaggio con l’esperto casaro. Insieme a Coldiretti anche le latterie venete: Soligo, Vicentine e Busche che hanno fornito prodotti tipici e confezioni di latte a kmzero.
“L’incontro con i consumatori al momento di fare la spesa – sottolinea il presidente Cerantola – ha anche l’obiettivo di dare utili consigli nell’acquisto di prodotti lattiero-caseari, per non cadere nell’inganno del falso made in Italy”. Sotto accusa il latte, lo yogurt ed i formaggi spacciati come italiani per la mancanza di una normativa chiara in etichetta, ma anche per l’utilizzo di sottoprodotti, dalle cagliate alle caseine, che mettono a rischio la qualità.  “La vita o la morte delle 3.500 stalle venete in cui si mungono più di 10 milioni di quintali all’anno per un valore di 500 milioni di euro è legata a pochi centesimi stabiliti dai grandi industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione – conclude il presidente Cerantola – sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all’uso della polvere di latte in formaggi e yogurt made in Italy. Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero per la decisione del Governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso”.
 
 
 
(Coldiretti Veneto)