Società. Moneta, Economia, Lavoro

Il sistema economico nato dalle ceneri della seconda Guerra mondiale ha imboccato la via sbagliata negli anni 1980/1990; ora ne sta pagando le conseguenze con una feroce e devastante implosione di cui, purtroppo, ancora pochi si rendono davvero conto. I governi e la politica sono sempre piu' lenti, disinteressati a quanto accade all’esterno, distaccati ed avulsi dalla società reale. La politica è interessata a non rispondere, si trincera dietro la ideazione e realizzazione di nuove "regole" che servono soltanto a stringere il cappio attorno al collo dei cittadini, divenuti inconsapevolmente dei "paria" (gli oppressi, i "fuori casta"). L'economia deve tornare alla sua essenza: servire la società. Il lavoro era sancito nella ns Costituzione come un diritto, un diritto che dignità e rispetto alla persona. Di questi tempi invece viene considerato quasi un "accessorio" e, se c'è, si fa di tutto per rovinarlo, cancellarlo, depredarlo. La famosa "base" sostiene il peso di tutta la struttura che, pericolosamente, pesa ogni giorno di piu', eppure il "carico" continua ad essere aumentato. Facile comprendere come andrà (presto) a finire. C'è bisogno di un solo cambiamento profondo, non di regole, non di lacci e lacciuoli (il paziente sta già soffocando…). Non si puo' accettare supinamente che venga introdotto il pareggio di bilancio nella costituzione, una aberrazione come il "fiscal compact", un mostro come l'euro. Ogni anno (da piu' di 20anni) il 10% del reddito nazionale seve a pagare gli interessi sui BTP che lo Stato emette per finanziarsi.
Quindi lo Stato potrebbe semplicemente iniziare ad emettere moneta, evitando cosi di pagare interessi e coprendo il fabbisogno nazionale direttamente. Le cose pero' non sono cosi semplici; ci siamo già passati: basti ricordare come in Italia sino agli inizi degli anni '80 questa era la prassi (la Banca d'Italia emetteva moneta direttamente per coprire il debito statale); ma anche la classe politica di quegli anni era incapace di intendere l'economia e di gestire un Paese ed era in grado solo di aumentare le spese senza preoccuparsi del futuro. Ma andiamo per gradi. Negli anni ’70 si ha una notevole crescita dell'inflazione, la crisi petrolifera (1974) e l'inizio del dissesto delle finanze pubbliche; a quei tempi la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro erano collegati. Lo Stato si indebitava e la Banca d’Italia acquistata i titoli (BTP) che non si riuscivano a "piazzare" al pubblico. Pertanto era la Banca d’Italia che finanziava direttamente lo Stato italiano comprandone i titoli pubblici (emessi per coprire il fabbisogno), ed era costretta a farlo in quanto vigevano leggi ed accordi in tal senso. Quindi la Banca d'Italia stampava moneta, alimentando l’inflazione (piu' moneta=piu' inflazione). I Governi italiani di allora erano sempre piu' irresponsabili e continuavano ad aumentare la spesa/il debito pubblico molto piu’ del necessario (in quanto sapevano che la Banca d'Italia era obbligata a comprare tutti i titoli di Stato rimasti invenduti sui mercati). Questo circolo vizioso si interruppe nel 1981 quando venne eliminato l’obbligo per l’Istituto centrale di comprare i titoli di Stato. A proporre ed attuare tale processo furono Ciampi (allora Governatore della Banca d’Italia) ed Andreatta, all’epoca Ministro del Tesoro. Immediatamente si ebbe un netto aumento dei tassi di interesse in quanto, non avendo piu la copertura obbligatoria della Banca d’Italia e dovendo vendere i titoli pubblici sul mercato era necessario aumentare i tassi di interesse per attrarre gli investitori. Ad aggravare la situazione oggi vi è l'Euro, che è per noi una moneta "straniera" sulla quale non abbiamo alcuna possibilità di manovra, regolata da una Spa (società per azioni) che si chiama Banca Centrale Europea. Ed abbiamo inoltre un governo NON eletto che impone misure di austerity ed una tassazione sempre piu’ pesante e feroce, con distruzione del tessuto industriale commerciale ed imprenditoriale (che sarà assai difficile far resuscitare)e che spinge in depressione l’economia, innescando fallimenti a catena (spesso corredati da suicidi). E tutto solo per garantire ai creditori (sostanzialmente esteri) che gli siano pagati gli interessi sui bonds dello Stato. I vari premier europei (italiano, spagnolo, francese, irlandese, portoghese…) emanano leggi e manovre per difendere il "rating" e contenere lo spread, cercando di convincere i mercati finanziari ad acquistare i titoli (Btp, Oats, Bonos…).
A completare il “cerchio infernale” vi è la globalizzazione che aiuta a distruggere ancor piu’ il tessuto economico italiano: delocalizzazione all'estero delle aziende, importazione libera e senza controlli dalla grande Cina, immigrazione indiscriminata. Ed in tal senso il governo dovrebbe agire come “datore di lavoro di ultima istanza” in modo da fornire lavoro (ed infrastrutture) ai cittadini che vogliono lavorare, produrre, pagare eque tasse. Ci vuole una politica che abbia il coraggio di tagliare i propri rami secchi, che contenga gradualmente le spese, che miri alla soluzione della crisi puntando alla piena occupazione (ricordiamoci che l’Italia fa parte dei 7 Paesi piu’ industrializzati del mondo), evitando di far ricadere i costi della recessione sui lavoratori e sui giovani (che porta all’aumento della disoccupazione in una spirale infinita). 

Daniela Turri

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