Un abbassamento della falda di ben 68 centimetri nel raggio di 4 chilometri, per un totale di 50 chilometri quadrati nell'area del bassanese e dell'alta padovana: sono gli esiti, calcolati da uno studio dell’Università di Padova in collaborazione con il Centro Idrico di Novoledo, del progetto di Veneto Acque spa, società strumentale della Regione Veneto di «Derivazione dalle falde del Medio Brenta»

Il progetto regionale di aumento dei prelievi di acqua, avversato dalla Provincia di Vicenza e dai sindaci dei comuni interessati, porterà un ampiamento delle risorse per l'irrigazione, ma diminuirà drasticamente la portata del fiume.

«Assenza di dati di monitoraggio della falda, mancata costituzione della commissione tecnica di valutazione e controllo, nessuna tutela del bacino idrico inteso per quanto riguarda la ricarica della falda, inconsistenza delle briglie sul fiume realizzate a Cartigliano e Nove, già peraltro gravemente compromesse dall'erosione fluviale dopo appena un anno dalla costruzione»: sono queste le principali motivazioni che hanno portato i sindaci dei comuni di Pozzoleone nel Vicentino e delle padovane Carmignano di Brenta, Cittadella e Fontaniva a chiedere lo stop del progetto della società regionale.

I sindaci chiedono la convocazione della commissione per la valutazione dell'impatto ambientale affinché si pronunci sulla sostenibilità del progetto.

Negativo anche il giudizio dell'assessore provinciale ai Beni Ambientali e alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari: «Abbiamo fornito dunque tutte le indagini del caso, ma non c’è stato coinvolgimento. Spiace molto questo atteggiamento della Regione, laddove fino a poco tempo fa la collaborazione era proficua e positiva».

Assente nello studio di Veneto Acque il bilancio idrico per cui di fronte ad un ulteriore prelievo di 950 litri al secondo non vi sarebbero previsioni di un uguale ricarica condannando anche il Brenta, così come il Piave, allo «svenamento» delle sue acque.

(tratto da: http://www.estnord.it/)