Il diavolo e l’acqua santa

Alessandro Leorin fotografa OttaviaEntri in auditorium e campeggia l'immagine di un diavolo e un angioletto stilizzati su fondo bianco. Paolo Favaretto, industrial designer di successo e di grande esperienza e JoeVelluto, giovane ma navigato studio di design, comunicazione e laboratorio artistico, incarnati nelle persone di Andrea Maragno e Sonia Tasca, assisi a fianco, pronti per la mattanza. Perché, se non si fosse capito, la situazione appare (o vorrebbe apparire) un filo borderline: due designer dall'opposta forma mentis, due generazioni a confronto, due modi di intendere il mondo e la loro professione messi uno di fronte all'altro. A condurre l'incontro l'architetto Eugenio Farina, il quale alterna immagini di prodotti sfornati da entrambe le realtà, selezionate appositamente per sollevare disquisizioni ed osservazioni sopra le quali gli ospiti dell'incontro semineranno la giusta quantità di pepe, ma con uno stile e un'ironia che si confà all'occasione. Qualche esempio: un rosario usa e getta fatto di bubblewrap, un decantatore di vino geniale, un vaso schiacciato da una pressa (un oggetto di industrial design sempre unico ed irripetibile), un seggiolino per bambini affetti da handicap, una penna stilografica calibrata alla perfezione, uno zerbino salva-porta e così via. Un botta e risposta fatto di oggetti che plasmano l'identità e la forte personalità di coloro che li hanno ideati, creati e (alle volte) venduti. Da una parte un'idea di design tradizionale, funzionale e funzionalizzato all'industria, per le aziende, per il mercato e per la qualità della vita, una poesia rintracciabile quindi non solo nella forma e nell'affilata mentalità che l'ha sortita dal nulla, ma nel perfetto compromesso tra genialità e massificazione (Paolo Favaretto: "Il designer è solo un mestiere, niente pasticci di identità. Essere artisti è un'altra cosa"). Dall'altra parte un design fatto di provocazione, sarcasmo, disfunzione di oggetti, ricerca di senso, impatto emozionale, quindi testa ma anche pancia, e forse anche anima (JVLT: "Non disegn for all, ma design for soul"). Una strisciante ed implicita rivalità di idee e visioni aleggia in sala. Qualche sassolino tolto dalla scarpa, qualche ripicca, però espresse con un'irriverenza da gentlemen, ma poi pace fatta. Nell'immagine alle loro spalle il diavolo e l'angioletto si tengono per mano. Poiché la guerra tra i due opposti non ha ragione d'essere. Forse perché il design è proprio un compromesso tra santità e peccato, ma quale santità e quale peccato? La libertà? Il collaborazionismo con l'industria? L'estro? Il mercato? Dove sta il bene e dove sta il male? Vale la pena ribadire che si tratta di un incontro senza vincitori né vinti. Alla fine a vincere è quella cosa che Paolo Favaretto e JoeVelluto fanno e che porta lo stesso nome. Il design.

Redazione Padova Vintage Festival

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