Convegno: Cercatori di Dio? Tra sacro e spiritualita’. Storia di un integralismo

IN PRINCIPIO – Lo ammetto. Di pregiudizi ce ne erano già in partenza. Del resto il clima sociale che si respira in Italia da un paio di anni è, tra le altre cose, inequivocabilmente anticlericale. Soprattutto da quando la vicinanza del governo alla chiesa di Roma desta motivi di attacchi continui di una certa sinistra alla chiesa stessa; il meccanismo, penso, sia quello dei gemelli siamesi: colpisco uno per ferire l’altro. Ma l’Italia, si sa, è anche il Paese dei nuovi capelli del premier e se Al Jazeera saluta Bin Laden come l’eroe dei due mondi, qui da noi c’è chi, sulla scia della santificazione di Giovanni Paolo II, si diverte ad accusarlo di etnocentrismo. Contradditoria, strana, ambigua, ignorante: ecco il ritratto dell’Italia di oggi. Ma attenzione, di quale Italia sto parlando? Sicuramente non l’Italia che vivo io. Quella pubblica, certamente si. Quella che ha un microfono in gola che la amplifica. Non certo l’Italia silenziosa, quella della gente che si incontra per strada, il vicino di casa, il collega di lavoro. Sta di fatto che l’eccitazione per il convegno Cercatori di Dio? Tra sacro e spiritualità c’era tutta. Forse perché il primo reportage fa sempre un certo effetto, o, forse, solo perché è vero che in tempi di crisi rinasce nell’uomo quella domanda di senso che si schiude e che chiede risposta sincera. Leggo la locandina del convegno: venerdì 6 maggio 2011, ore 9-18:30. Facoltà Teologica del Triveneto, Padova, Via del seminario 29. Ma mentre scrivo queste righe il calendario sul pc segna giovedì 5 maggio, le 11 di sera. Non ho resistito. Questo pomeriggio, dopo aver scaricato la cartina su Google maps, sono andato a fare un sopraluogo per andare a colpo sicuro l’indomani.

PREGIUDIZI – Relatori del convegno un docente di Filosofia del diritto (Pietro Barcellona), un teologo cattolico (Ghislain Lafont) e un padre carmelitano, docente di Teologia spirituale (Bruno Secondin). Bene, ho pensato. 2 a 1, squilibrato ma fattibile. Dopo la presentazione dei relatori, però, la bilancia pendeva solo da una parte! Eh si: guarda un po’ il filosofo del diritto, con un passato nella dirigenza del partito comunista, era un convertito sulla via di Damasco. Cattolici 3 filosofi 0. Questo stavo pensando, ma pensavo male. Ha aperto le danze Barcellona; parola chiave: disperazione e dolore come leva del cambiamento. Tipica di un cristianesimo che indica nel dolore la strada della redenzione e della felicità. A mia volta potrei dire che la proposta di un percorso di dolore per raggiungere una felicità ultraterrena forse è anacronistico per la società attuale ma ne apprezzo comunque l’elevata pregnanza morale. Certo a tratti durante la relazione, quando si parlava di un mondo senza padri, allo sbando e alla ricerca del piacere effimero, sembrava di essere ad una puntata di Matrix, andata in onda in questi giorni: I Giovani e lo sballo. Nei commenti sulla rete si legge: «puntata davvero pietosa, alla fine ho girato su pokermania». Qualcosa mi dice che non è la cattedra il posto giusto per parlare ai giovani.

LA SVOLTA – Seconda relazione, la musica cambia. In Gislain Lafont si scorge già dalle prime battute la profondità di un sacerdote che ha incontrato l’umiltà. Grande spessore culturale trapela dalle sue parole. Il cercatore di Dio deve partire dall’ascolto. Ascoltare il mormorio interno, esperienza soltanto umana; perché – spiega – la parola di Dio non è lontana per te, è nella tua bocca e nel tuo cuore. La chiesa di Lafont è chiesa fatta di uomini che sanno chinare la testa. Se l’apologeta infatti sa di che cosa parla e cerca di importelo, il cercatore di Dio – dice ancora – non sa, o sa poco. Ha tutto da scoprire. Una professione di povertà gnoseologica, sintomo di una apertura all’altro messa in pratica, da subito. Poche parole per capire che l’integralista, l’anacronista in quella sala non era seduto di fronte a me sul palco, ma mi era molto più vicino di quanto potessi immaginare.

Nel pomeriggio 4 laboratori (Percorsi spirituali tra Occidente e Oriente, Mondo giovanile e domanda di spiritualità, Movimenti e domande di spiritualità ed Educare a una spiritualità autentica). Dopo la condivisione da parte dei relatori dei gruppi, la relazione finale affidata a Bruno Secondin conclude il convegno della Facoltà Teologica del Triveneto, che ha regalato ai presenti veri momenti di confronto con se stessi.

CONSIGLI AI LETTORI: Vi indichiamo, per barcamenarvi nella dimensione del sacro, delle proposte letterarie: Si fa presto a dire Dio, di Paolo Scarpi; Cosa resta del padre?, di Massimo Recalcati; Eucaristia. Il pasto e la parola. Grandezza e forza dei simboli, di Gislain Lafont.

Gianrico D’Errico
 

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