Quando il volontariato non viene capito

Riscoprire e rinsaldare il rapporto tra le acque e la città, con i suoi cittadini e i giovani. È stato questo il tema del campo di volontariato che ha visto, i primi di agosto, venti ragazzi dell’associazione Giovani per un Mondo Unito, collaborare con Legambiente e Amissi del Piovego alla pulizia delle rive del Piovego sporche ed abbandonate. Ma c’è stata una sorpresa finale…
Migliaia di siringhe raccolte e la piccola scalinata del Portello pulita in attesa che venga restaurata, quindi il campo di lavoro si è spostato in Golena San Massimo. L’obiettivo del campo era liberare dalla terra e fango la cavana di San Prosdocimo che si apre a filo d’acqua nelle antiche mura del Castel Novo. “Riaprire la cavana – spiega Maurizio Ulliana, degli Amissi del Piovego, significa riportarla al suo antico uso, quello di ricovero della mascarette, le barche della voga alla veneta. È con azioni di questo tipo che il volontariato si fa risorsa, che arriva dove l’amministrazione non riesce o non può”.

Avvisati i responsabili del settore Edilizia Monumentale del piccolo cantiere parallelo a quello in corso per il restauro del Bastione San Massimo e i tecnici della ditta incaricata, i volontari hanno scavato diversi metri cubi di fango per due giorni. Un piccolo cantiere ben lontano da quello ufficiale, visitato con simpatia anche dai tecnici comunali. Poi qualcosa è cambiato e venerdì in tarda mattinata per questioni di sicurezza il Comune è intervenuto e ha fatto chiudere la cavana con una pesante grata di ferro. Mancavano poche ore alla fine del campo e restavano da fare pochi centimetri di scavo dopo quasi tre giorni di lavoro. Peccato, i ragazzi avrebbero visto entrare in cavana insieme all’acqua un paio di mascarette, sulle quali si sarebbero goffamente cimentati nella loro prima voga alla veneta. Per fortuna non si è arrivati alla denuncia fatta agli Amissi del Piovego nel 1981 quando scavarono "abusivamente" la r iva del Portello, portando alla luce i primi scalini dell’antica scalinata ormai dimenticata da tutti tranne che da Giulio Bresciani Alvarez.

Partendo dal piccolo "malinteso" finale rivolgiamo alcune richieste a Luisa Boldrin, assessore all’Edilizia monumentale, e al suo staff. In primo luogo auspichiamo che i lavori di scavo della cavana San Prosdocimo siano terminati dal Comune e la stessa sia poi aperta all’uso delle barche a remi. Inoltre suggeriamo che futuri cantieri di restauro siano “cantieri aperti” alla città come usa in molti paesi europei. È sicuramente più dispendioso ma negli appalti dei lavori devono essere previste clausole affinché i restauri siano visitabili dalla cittadinanza e perché si possano concordare ed affiancare piccoli campi di scavo fatti da volontari. Se vogliamo che il patrimonio storico e monumentale, come le mura e le acque, tornino ad essere percepite dai padovani come un loro bene, dobbiamo metterli in condizione di capire le trasformazioni , di fare la loro parte, o anche solo di assistere ai lavori di restauro.

Sappiamo che l’assessore Boldrin condivide molti di questi concetti, le associazioni ambientaliste sono pronte a raccogliere questa sfida e fare la loro parte assieme a molti giovani.

Amissi del Piovego e Legambiente

(Tratto da Ecopolis, newsletter socio-ambientale di Legambiente Padova)

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