Girls interrupted

Non smette di far discutere l’ordinanza Zanonato, volta a colpire i clienti delle prostitute del centro padovano. Abbiamo chiesto il parere di un’operatrice dell’articolo 13, quotidianamente a contatto con realtà di sfruttamento e lotta per la libertà.
L’articolo 13 rientra nelle legge 228/2003, “Misure contro la tratta di persone”, istituendo uno speciale programma di assistenza per le vittime dei reati previsti dagli art. 600 e 601 del codice penale, ossia riduzione in schiavitù e tratta di schiavi. Il codice prevede, con questi due articoli, la reclusione da cinque a vent’anni per chi commercia in esseri umani; l’art. 13 invece prevede misure di pronto intervento per le vittime di tale tratta, permettendo di assicurare accoglienza protetta e assistenza sanitaria e legale, per tre mesi, alle persone che decidono di uscirne.

E’ proprio questo il lavoro di Roberta, operatrice presso una comunità di accoglienza per ex prostitute, spesso minorenni. Ecco il suo parere sull’ordinanza Zanonato: “Personalmente ritengo che prima di prendere decisioni politiche ed emanare ordinanze, bisognerebbe studiare e capire, in modo approfondito, il territorio che si amministra. Pensare di risolvere i problemi con azioni di facciata, cosa che purtroppo sta diventando consuetudine, non risolve niente. Serve solo a spostare il problema”.

Gli operatori del settore si dicono preoccupati delle conseguenze dell’ordinanza, perchè “la prostituzione si sposterà sempre di più, si nasconderà e sarà sempre più difficile entrare in contatto con le possibili vittime per farle emergere”.

Quali dunque i suggerimenti alla giunta?
“Bisogna capire, una volta per tutte, che il discorso sulla difesa dei diritti della persona non vale solo per la comunità padovana, ma anche per le tante donne che vengono sfruttate ogni giorno sulla strada. Forse anche loro avrebbero il diritto di mangiarsi un buon gelato su quelle stesse strade dove invece offrono sesso, forse, a quegli stessi uomini che vanno a fare una passeggiata con le mogli e non vorrebbero vedere quello scempio”.

Elisa Gamba

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